mercoledì 5 marzo 2014

Guardando (a volte) il cielo. O anche: dalle cucine alle lande

Quest'avventura inizia nella cucina della Casa in Piazzetta per poi involarsi verso luoghi nascosti e incredibili.

Varia umanità al tavolo della cucina: per esempio Henry con capigliatura nera smagliante (o blu, secondo la Brenda), che in seguito ci mostrerà dei vinili metal color rosso fiamma - del resto l'etichetta si chiama Sangue e vomito; qualcuno che mangia biscotti; Pane e la Sara che vanno a comprare il latte - o forse era questo latte
La Brenda racconta una fiaba che ha per protagonista Simo. Dovete sapere, infatti, che sabato sera Simone ha perso la memoria, incantandosi sul rosa magnetico del cappello di una bimbetta. Quindi la Brenda è corsa in soccorso, per ricordargli CHI veramente lui è. Bando alla suspense: figlio rapito di un re - quindi principe - che deve riappropriarsi del suo regno usurpato, con l'aiuto di un giullare sapiente, di cui non vi sveleremo il nome. Il castello ha misteriosamente le sembianze dell'istituto Pacini ...
Gira sul banco un libro del destino  ovvero: Good fairies, bad fairies di Brian Froud. Tuttavia ricordate: sebbene non tutti gli spiriti fatati siano cattivi, non ve ne sono certo di buoni.


Succedono senz'altro moltissime altre cose - che ora come ora volano via dalla mente. 
Guardiamo dei corti animati. Il primo, Alma di Rodrigo Blaas, è assai inquietante:



Poi segue Le silence sous l'écorce di Joanna Lurie, che invece ci smuove tutt'altri sentimenti e commozioni. (Guardate il link: Joanna Lurie fa cose belle):


Ci spostiamo dalla cucina: oggi siamo seduti sul palco, allargato per accoglierci tutti. Pane invece pulirà i vetri - del resto qualcuno deve pur darsi da fare.

Dal posto segreto, iniziamo a parlare dell'amico immaginario - se ne abbiamo uno, come ci parliamo, come si chiama. Ecco cosa viene fuori:
Sabrina parla con un amico immaginario che chiama Karma, che le risponde a suo modo, anche se lei non comprende subito. Da bambina parlava con Atreyu, personaggio de La storia infinita di Michael Ende.
Denise parla con lo spirito del padre e il ricordo e l'immaginazione diventano tutt'uno nella sua figura.
Gabriele esce e va a camminare nei boschi, dove può parlare con se stesso, urlare, trovare risposte.
Brenda e Simo ragionano sul fatto che a volte non c'è un amico immaginario, ma come una voce nella propria testa, che non sembra nostra, sembra arrivare da chissà dove.

Parliamo poi del significato del Fa' ciò che vuoi, impresso sul retro del medaglione AURYN, oggetto simbolo della storia infinita. Cosa significa trovare la nostra vera volontà? Essere liberi e fare ciò che ci sfrulla per la testa sono sempre la stessa cosa?
Poi c'è il problema del volere bene a qualcuno - la frase viene infatti da un motto di Sant'Agostino, che nella sua forma completa dice così: Ama e fai ciò che vuoi. Ma ogni volta che amiamo la nostra libertà deve includere anche la visione e le aspettative dell'altro. O forse è proprio così, divenendo responsabili di qualcuno e qualcosa - di una persona, di un sogno, che si diviene liberi?
Più tardi arriverà Thibault a leggerci una breve riflessione che ha scritto in francese e che, manco a farlo apposta!, è incentrata proprio sulla relazione tra le nostre scelte e gli avvenimenti esterni.
Arrivano anche la Jessica e poi l'Adele.


C'è un momento in cui il cielo è più umano? O la sua è sempre una lontananza disumana?
Gabriele dice che nel giorno, quando ci muoviamo regolarmente, il cielo è più vicino a noi - anche la Jessica è d'accordo.
La Brenda invece dice che il cielo buio assomiglia alle persone.
L'Adele ricorda che da piccoli disegniamo il cielo come una striscia azzurra, compatta e distante dalla terra - il cielo non può essere umano, anche se immaginiamo là gli spiriti dei nostri cari.

Arriva il momento di scrivere: sugli amici immaginari, i dialoghi con noi stessi, il cielo.
Questa è la nostra colonna sonora, una canzone dei Sigur Ròs che si traduce con "Barca a remi".


Gabriele scrive una lista sul suo vagare nei boschi; Sabrina e Denise scrivono sullo spirito con cui dialogano. Jessica scrive sul cielo e Adele ci legge il testo di una canzone delle Cervices. La Brenda scrive un testo su un episodio spiacevole che è accaduto a lei e Simo, quando hanno soccorso un amico in pessime condizioni. 
Simo ci regala questo:



L'Adele e Gabriele mi aiutano con il tè che serviamo in bellissimi barattoli, visto che la lavastoviglie si sta mangiando tutti i bicchieri.
Poi, a causa di qualcosa letto e detto dall'Adele, viene fuori questa poesia qui:

L’ALBERO OCCIDENTALE

Poiché ero l’albero più occidentale del giardino
Per ultimo mi scuotevo di dosso la fredda rugiada.
Nebbia e noia via dai miei rami lentamente strisciavano
E nessuno al mio risveglio applaudiva,
Ché i miei compagni erano da tempo gloriosi nella luce.

Ma la sera su me emigravano gli uccelli
Che l’ombra sgomentava da ogni altro verde asilo;
Lungo e dolce da me s’alzava il canto;
Avidi gli occhi degli uomini mi fissavano, mentre
Ero avvolto dal sole nell’amoroso addio
E brillavo come una torcia sul mondo spento.

Margherita Guidacci

Rimettiamo un po' a posto. Intanto in sala prove si è scatenato l'uragano  a ritmo di voci distorte (Adele e Pane); batteria (Thibault) e oggetti strumentali non meglio identificati.


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